
Oceani acidi, spugne resistenti? Dipende.
Tempo di lettura
0 min
Due specie a confronto dimostrano capacità di adattamento molto diverse. E il quadro si complica.
Quando si parla di acidificazione degli oceani – ovvero del processo di cambiamento continuo nella chimica degli oceani dovuto all’assorbimento di anidride carbonica dall’atmosfera, un fenomeno che può portare a una perdita di biodiversità – le spugne vengono solitamente considerate “vincitrici”: tollerano un’ampia gamma di condizioni ambientali stressanti, e possiedono uno scheletro siliceo e non calcareo, cosa che le rende meno suscettibili, rispetto a coralli e molluschi, ai cambiamenti in atto. Ma non tutte le spugne reagiscono allo stesso modo.

Per comprendere meglio le diverse strategie di adattamento, una ricerca, condotta da scienziati della Stazione Zoologica Anton Dohrn e dell’NBFC, si è concentrata su due specie di spugne che vivono vicino all’isola di Ischia. L’area considerata è caratterizzata dalla presenza di bocche idrotermali di CO2, dovute all’attività vulcanica sottomarina. Presenta quindi un ambiente naturalmente acidificato, simile al modo in cui immaginiamo gli oceani del futuro: alto livello di CO2 e pH basso.
Due spugne, due reazioni
Le due specie di spugne analizzate dagli scienziati, Chondrosia reniformis e Spirastrella cunctatrix, reagiscono in modo diverso.
La prima, C. reniformis, ristruttura il proprio microbioma, che si dimostra stabile e funzionale anche in condizioni di stress, e non mostra segni di stress morfologico, cioè mantiene la propria forma e dimensione. La seconda, S. cunctatrix, mostra invece segni di disbiosi, ovvero di squilibrio: le comunità microbiche che vivono al suo interno risultano alterate, i tessuti assottigliati, la superficie ridotta.
Rispetto a quanto osservato, i ricercatori concludono che di fronte all’acidificazione degli oceani, le spugne non sono tutte uguali: alcune specie, come C. reniformis, mostrano resilienza e adattamenti positivi, mentre altre, come S. cunctatrix, subiscono stress e potenziali effetti negativi. Le differenze genetiche, fisiologiche e funzionali tra le specie di spugne influenzano la loro capacità di prosperare in condizioni di acidificazione.
In conclusione, suggeriscono, l’impatto dell’acidificazione degli oceani sugli ecosistemi marini potrebbe essere più complesso di quanto ipotizzato sinora.