
Storie di biodiversità
Da sempre ci raccontiamo storie per capire il mondo. Qui, la biodiversità prende voce attraverso articoli che uniscono ricerca, curiosità e meraviglia. Racconti che informano senza appesantire, che spiegano senza semplificare, per avvicinarti a ciò che ci tiene in vita: l’equilibrio fragile e sorprendente della natura.
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Le alghe coralline contro il cambiamento climatico
Uno studio rivela il ruolo fondamentale delle alghe nel contrastare gli effetti del cambiamento climatico
I letti di alghe coralline svolgono un ruolo primario nel ciclo globale del carbonio. Lo rivela una ricerca, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications, che mette in luce come i letti di alghe coralline possiedono significative capacità di assorbimento del carbonio atmosferico e di accumulazione del carbonato di calcio nelle loro strutture, diventando di fatto ‘serbatoi di carbonio’ essenziali per attenuare gli effetti del cambiamento climatico. Si tratta di ecosistemi marini composti, per lo più, da rodoliti e maerl dal tipico colore rosato che vengono studiati ancora poco rispetto alla loro importanza.
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Belli o brutti, fondi squilibrati nella ricerca
Lo squilibrio nell’assegnazione dei fondi per la conservazione minaccia le specie a rischio
Uno studio condotto dalle Università di Firenze e di Honk Kong (“Limited and biased global conservation funding means most threatened species remain unsupported”), pubblicato su PNAS, ha messo in luce per la prima volta una problematica gestionale non indifferente per la conservazione della biodiversità: i fondi mondiali, sia pubblici che privati, destinati alla salvaguardia dell’esistenza delle specie non sono distribuiti in maniera uniforme, a discapito di quelle a rischio diretto di estinzione, molte delle quali fondamentali per il funzionamento degli ecosistemi.
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Nettare scarso, un problema per le api selvatiche
Secondo uno studio, in caso di poche risorse, le api da miele prevalgono sulle specie di api selvatiche
Studiare le api e i loro comportamenti, considerando l’importante impatto che esse svolgono sugli ecosistemi e di conseguenza anche sull’uomo, è una prerogativa fondamentale per superare le difficoltà cui andremo incontro nell’avvenire. Per questo motivo i ricercatori delle Università di Firenze e di Pisa hanno condotto uno studio sull’isola di Giannutri per comprendere cosa succede tra le api mellifere e le altre specie di api quando si ritrovano circoscritte in zona con scarsità di risorse. La ricerca, intitolata “Island-wide removal of honeybees reveals exploitative trophic competition with strongly declining wild bee populations”, è stata finanziata grazie ai fondi provenienti dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, dal Programma Operativo Nazionale (PON) del Ministero dell’Università e della Ricerca e dal National Biodiversity Future Center (finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma #NextGenerationEU – PNRR).
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Come l’attività antropica cancella la biodiversità
La diversità oscura rivela l’impoverimento nascosto degli ecosistemi naturali
Immagina di entrare in un bosco o in una prateria e osservare una vegetazione apparentemente rigogliosa. Eppure, sotto quella superficie verde si cela un’assenza invisibile ma significativa: molte specie che dovrebbero esserci, semplicemente, non ci sono più. Questo è la nozione di “diversità oscura” (dark diversity): vale a dire tutte quelle specie che sarebbero ecologicamente adatte a vivere in un determinato ambiente, ma che risultano assenti. Il concetto, introdotto da Pärtel, Szava-Kovats e Zobel nel 2011, consente di misurare non solo quanta biodiversità è presente in un luogo (alpha diversity), ma anche quanta ne manca, pur essendo teoricamente compatibile con quell’ambiente.
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Mare Adriatico: salvare la seppia? Si può fare
Un progetto dimostra la fattibilità di un approccio sostenibile che soddisfa i vari stakeholder
Fermare il declino della seppia comune (Sepia officinalis) nel Mare Adriatico settentrionale e optare per una gestione sostenibile della pesca è tanto possibile quanto desiderabile. È quanto sostiene una ricerca, pubblicata su Fisheries Research, incentrata su un Programma di Miglioramento della Pesca (Fishery Improvement Programme, FIP) portato avanti nel periodo 2021-2022 e risultato gradito a tutti gli stakeholder coinvolti.
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Ecosistemi sani: il moscardino del Parco Nord
Il suo ritrovamento in un parco milanese dimostra l’efficacia degli interventi di ripristino ambientale.
Tutelare l’ambiente può portare a risultati concreti e significativi: lo dimostra la scoperta inaspettata, al Parco Nord di Milano, di un piccolo roditore arboricolo, il moscardino (Muscardinus avellanarius). Il ritrovamento è stato fatto dai ricercatori del Laboratorio di Conservazione della Biodiversità dell’Università di Milano-Bicocca, guidati da Olivia Dondina, ricercatrice NBFC specializzata nella protezione e nel ripristino della biodiversità nelle aree urbane.
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Oceani acidi, spugne resistenti? Dipende.
Due specie a confronto dimostrano capacità di adattamento molto diverse. E il quadro si complica.
Quando si parla di acidificazione degli oceani – ovvero del processo di cambiamento continuo nella chimica degli oceani dovuto all’assorbimento di anidride carbonica dall’atmosfera, un fenomeno che può portare a una perdita di biodiversità – le spugne vengono solitamente considerate “vincitrici”: tollerano un’ampia gamma di condizioni ambientali stressanti, e possiedono uno scheletro siliceo e non calcareo, cosa che le rende meno suscettibili, rispetto a coralli e molluschi, ai cambiamenti in atto. Ma non tutte le spugne reagiscono allo stesso modo.
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Risate da delfini
La bocca aperta serve per comunicare buone intenzioni e per rispondere ai compagni di gioco
Nelle interazioni ludiche, l’espressione facciale a bocca aperta dei delfini tursiopi (Tursiops truncatus) corrisponde a una risata. È quanto emerge da una ricerca a cui hanno partecipato gli atenei di Pisa e di Torino, condotta utilizzando un approccio osservativo su esemplari in cattività.
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Alla scoperta del più antico oceano terrestre
Gaia Blu, la nave oceanografica del Cnr, esplorerà con la campagna Sirene una finestra sul passato di Tetide
Lo studio di Tetide, l’antichissimo braccio oceanico che tra il Permiano e il Miocene separava l’Africa settentrionale dall’Europa e dall’Asia, è estremamente difficile: è solitamente coperto da sedimenti. Esistono però finestre geologiche uniche, dove rocce solitamente situate a oltre 20 km di profondità risalgono verso il fondale marino, attraversando faglie litosferiche responsabili di alcuni dei terremoti e tsunami più devastanti nella storia d’Italia e dell’Europa.
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Mosche tachinidi a rischio (e perché è importante)
Il calo di questi guardiani della biodiversità ha serie conseguenze sugli ecosistemi montani
Cala una specie, ne aumenta un’altra, e a farne le spese sono gli ecosistemi montani. Secondo un recente studio dell’Università di Roma La Sapienza, pubblicato su PNAS, la diminuzione in alta quota delle mosche tachinidi, imputabile ai cambiamenti climatici, può ridisegnare gli ecosistemi montani.
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Longevità: il caso dello squalo della Groenlandia
Tramite meccanismi di riparazione del DNA e una specifica alterazione proteica, raggiunge i 400 anni
Longevità e salute sono obiettivi di tutto riguardo, oggetto di indagine costante, e la mappatura del genoma dello squalo della Groenlandia – il più longevo vertebrato del pianeta, con una durata di vita stimata di circa 400 anni – può costituire un passo in avanti per svelarne i segreti.
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Olobionte: una nuova prospettiva sulla vita
Un approccio innovativo allo studio degli organismi viventi: da un’analisi individualistica a una olistica
Un cambio di paradigma nello studio degli organismi viventi. È quanto proposto in uno studio appena pubblicato su Science dall’Holobiont Biology Network, consorzio internazionale che include ricercatori di numerose istituzioni tra le quali rientrano l’Università di Padova, la Penn State University, l’Università di Copenhagen, lo NTNU University Museum, l’Università di Pittsburgh e la National University of Colombia.