
Gli altri abitanti di Roma
Tempo di lettura
0 min
La biodiversità della capitale è una ricchezza. Anche per il benessere psicofisico dell’uomo
Negli ultimi duecento anni, Roma è stata la dimora di un elevato numero di specie che oggi – con la perdita degli habitat, l’inquinamento (anche sonoro e luminoso), la variazione del microclima e pericoli come l’attraversamento delle strade – si trova in difficoltà. Eppure, gli animali e gli ambienti naturali in cui vivono sono una ricchezza inestimabile anche per gli esseri umani, sotto molti punti di vista.

Crediti: Maurizio.sap5/Wikimedia Commons.
Licenza: CC 4.0 DEEDMaurizio.sap5/Wikimedia Commons – CC 4.0 DEED
L’indagine su due secoli di storia
Lo studio pubblicato su Proceeding of The Royal Society B, a cui ha partecipato il CNR-IRET, è partito dall’analisi di quasi due secoli di storia romana (dal 1832 al 2023) per produrre una fotografia straordinaria della capitale, dove per una volta i protagonisti sono gli animali. Mettendo assieme oltre 6300 dati di presenza di mammiferi (includendo monitoraggio, collezioni museali, centri di recupero e dati raccolti attraverso la piattaforma iNaturalist), i ricercatori hanno individuato 51 specie di mammiferi, tra cui le più rappresentate sono il riccio, la volpe, il pipistrello di Savi e quello albolimbato.

Crediti: Lorenzo Campanella – CC 4.0Lorenzo Campanella – CC 4.0
La presenza di molte specie non è variata drammaticamente nel corso del tempo grazie soprattutto alla complessa struttura della città, che conta su ampi spazi verdi e corsi d’acqua. Ma le specie registrate in passato nelle aree umide sono diminuite: se negli anni Cinquanta ce n’erano nove, oggi ne rimangono quattro. A farne le spese sono stati la lontra, il vespertilio di Capaccini (un tipo di pipistrello), la puzzola e l’arvicola d’acqua, che proliferavano in paludi e stagni: il loro habitat naturale è stato sostituito da costruzioni, coltivazioni o cementificazione, oppure ha subito un forte degrado a causa dell’inquinamento.
Perché gli ambienti umidi sono essenziali
Non è una perdita solo per gli animali. Gli ambienti umidi sono spazi vitali anche per la presenza umana. Oltre a salvaguardare la biodiversità, risultano cruciali per le loro funzioni ecologiche: assorbono le precipitazioni, regolano la temperatura (assorbono calore d’estate, mitigano il freddo d’inverno) e riducono gli inquinanti atmosferici.
Gli autori dello studio evidenziano il fatto che l’inevitabile crescita urbana non deve comportare necessariamente una perdita di biodiversità: comprendere le tendenze della fauna e promuovere città più sostenibili e rispettose della natura è un cammino percorribile, per il beneficio di tutti i viventi. Preservare gli ambienti acquatici ancora presenti, evitare la cementificazione delle sponde o l’introduzione di specie aliene (come pesci rossi, testuggini palustri americane, anatidi domestici) sono alcune delle possibili azioni da inserire nella pianificazione urbana.