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Acquaponica: natura e tecnologia sostenibile

Redazione

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intervista

Dalla biodiversità ambientale a quella microbiologica, il progetto Fish&I raccontato da una dei protagonisti.

Micaela Tiso è l’amministratrice delegata di Micamo Lab, una società biotech nata come spin-off dell’Università di Genova che si occupa di microbiologia ambientale e biologia molecolare. Assieme a Nutri-tech e Ideaas (capofila del progetto), Micamo Lab partecipa a Fish&I, un progetto coinvolto in una sfida tanto ambiziosa quanto necessaria: creare un modulo acquaponico intelligente, sostenibile, industriale e scalabile, ovvero un sistema capace di far crescere insieme pesci e ortaggi, grazie all’uso di tecnologie avanzate come intelligenza artificiale e IoT e all’intervento dei microrganismi.

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Dottoressa Tiso, vuole introdurci al progetto Fish&I?

“Con piacere! Per farlo però devo spiegare qualcosa sull’acquaponica. L’acquaponica è un sistema integrato e sostenibile che unisce l’allevamento dei pesci con la coltivazione di piante in un ciclo chiuso. In questo sistema, i pesci vengono allevati in vasche e, grazie al loro metabolismo, producono rifiuti ricchi di composti azotati. Questi scarti sono convertiti in nutrienti essenziali per le piante grazie all’azione di batteri nitrificanti. L’acqua, ora arricchita, viene convogliata alle radici delle colture, che assorbono i nutrienti necessari per la loro crescita e, al contempo, filtrano e purificano l’acqua. Una volta depurata, l’acqua ritorna nelle vasche degli allevamenti, consentendo il riciclo delle risorse. Questo delicato equilibrio tra pesci, batteri e piante crea una simbiosi naturale che rende il sistema particolarmente efficiente ed ecologico”.

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I vantaggi del nuovo sistema

Quali sono i vantaggi rispetto all’allevamento ittico tradizionale?

“Uno dei vantaggi principali è che, trattandosi di un ecosistema integrato, non usiamo alcun pesticida o sostanza chimica. Non possiamo, perché altererebbero gli equilibri biologici. L’intero processo si basa sul concetto di economia circolare, cioè su un modello dove gli scarti di una produzione diventano risorse per l’altra. Inoltre, l’acqua viene continuamente riutilizzata, con un risparmio significativo rispetto agli allevamenti tradizionali. Il nostro obiettivo è rendere tutto questo non solo funzionale, ma anche certificabile, affinché il modulo acquaponico possa essere adottato su larga scala con tutte le garanzie del caso”.

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Quindi parliamo di un ecosistema sostenibile anche dal punto di vista economico?

“Sì, assolutamente. La sostenibilità economica per noi è fondamentale. Vogliamo che chi investe in un modulo acquaponico sappia esattamente che ritorno produttivo può aspettarsi, in termini di chili di pesce e di ortaggi. Per questo realizzeremo studi come la carbon footprint e l’analisi LCA (Life Cycle Assessment), strumenti fondamentali per misurare l’impatto ambientale e la produttività dell’intero processo. Il nostro obiettivo è rendere questo modello replicabile e vantaggioso anche per piccole e medie imprese”.

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Una soluzione adattabile

C’è anche un tema di adattabilità al contesto?

“Assolutamente. I microrganismi che utilizziamo non vengono inseriti artificialmente, bensì selezionati da quelli già presenti nell’ambiente locale. Questo significa che in ogni contesto si sviluppano consorzi microbici diversi, capaci di adattarsi alle condizioni specifiche, come la temperatura dell’acqua o la tipologia di pesce allevato. Per esempio, in Lombardia lavoriamo con tinca e pesce gatto, ma in Sicilia potremmo utilizzare specie e microrganismi diversi, sempre verificando l’efficienza del sistema”.

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Tecnologia per la natura

Come funziona la parte tecnologica?

“Abbiamo una rete di sensori che monitorano continuamente parametri fondamentali come temperatura, pH e concentrazione di ammoniaca. Tutti questi dati vengono poi analizzati, tracciati e archiviati in sicurezza per poi essere sfruttati da un sistema di intelligenza artificiale, che li interpreta e segnala eventuali anomalie. Per esempio, se un pesce si muove poco o mangia meno del solito lo rileva e suggerisce un intervento, grazie all’analisi dei dati dall’IA. L’idea è semplificare la gestione dell’impianto, rendendola accessibile anche a chi non ha un’esperienza diretta in acquaponica”.

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Quali sono le specie coinvolte?

“Per quanto riguarda i pesci, tinca e pesce gatto, molto richiesti e apprezzati in Lombardia. Per quanto riguarda le piante, abbiamo avviato le coltivazioni con lattuga, cipolla e pomodoro, ma il nostro partner Nutri-Tech ha sperimentato anche altre varietà, puntando in particolare su prodotti locali tipici. L’idea è anche quella di valorizzare le eccellenze territoriali”.

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Produttività e prossimi orizzonti

Il modulo funziona tutto l’anno?

“Sì, questo è l’obiettivo. Vogliamo garantire continuità produttiva per 12 mesi l’anno. Per farlo, posizioniamo il sistema sotto serra e selezioniamo microrganismi in grado di lavorare anche a basse temperature. Stiamo anche sperimentando un sistema che, a partire dall’ammoniaca in eccesso, possa produrre idrogeno da riutilizzare come energia. Non è ancora pronto, ma ci stiamo lavorando: potrebbe rappresentare un grande passo avanti in termini di autosufficienza energetica”.

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Quali saranno i prossimi passi?

“Stiamo completando tutta la documentazione tecnica necessaria per le certificazioni, inclusi i disciplinari di produzione. Inoltre, vogliamo investire nella divulgazione: pubblicheremo contenuti video, schemi illustrativi e aggiornamenti sul nostro sito. Vogliamo che il maggior numero possibile di persone comprenda che cos’è l’acquaponica e quali opportunità offre”.

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Un messaggio che vorrebbe trasmettere alle altre aziende?

“Credo che oggi sia fondamentale credere davvero nella biodiversità e nella sostenibilità, ma non solo a parole. Bisogna progettare ogni prodotto già dal principio in modo che sia sostenibile lungo tutto il suo ciclo di vita. Il progetto Fish&I è cofinanziato: noi aziende ci mettiamo il 30% delle risorse, e questo vuol dire che ci crediamo profondamente. Se tutte le realtà coinvolte fanno la loro parte, possiamo davvero cambiare il modo in cui produciamo cibo, rendendolo più rispettoso dell’ambiente e delle generazioni future”.

Protagonisti dell’intervista

MT

Micaela

Tiso

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