

Tempo di lettura
0 min
Un dialogo con Jacopo Orlando su strategie agricole, ricerca e progetti con NBFC
Jacopo Orlando è agronomo ed economista agrario. In Aboca si occupa di relazioni istituzionali in ambito agricolo e coordina l’Ufficio Impatto e Sostenibilità. Il suo impegno si sta concentrando sulla biodiversità, ovvero sulla varietà di forme di vita che popolano un ecosistema, e su come essa possa essere integrata nelle pratiche aziendali per garantire salute e benessere – anche grazie alla collaborazione con NBFC.

""
Aboca e NBFC, qual è la relazione tra queste due realtà, e come è nata questa collaborazione?
Faccio una premessa: Aboca nasce nel 1978 con l’obiettivo di trovare in natura – esclusivamente in natura – soluzioni per i bisogni di salute dell’uomo. Questo significa che tutto il processo, dalla coltivazione alla produzione di dispositivi medici e integratori alimentari, è al 100% naturale. Non usiamo nessuna sostanza di sintesi, nemmeno nei processi. Ad esempio, estraiamo i complessi molecolari solo con acqua e alcol da fermentazione di grano biologico. Tutto ciò che facciamo rientra nella circolarità naturale, perché tutto è biodegradabile. Rispetto a questo approccio, il rapporto con NBFC nasce al momento della costituzione del centro: siamo stati chiamati a farne parte, riconoscendo sia il nostro legame profondo con la natura sia la nostra attenzione alla biodiversità. Dal 2018 Aboca è una società benefit e ha inserito nello statuto l’impegno a operare in modo responsabile, sostenibile e trasparente, con una delle sei finalità di beneficio comune proprio legata alla biodiversità.
""
Avete sviluppato un progetto specifico all’interno del NBFC?
Sì, abbiamo articolato cinque linee progettuali. La prima riguarda lo studio delle sostanze naturali complesse per il trattamento della costipazione cronica e della diarrea cronica. Questo studio è legato allo sviluppo di una piattaforma di studio per approfondire la caratterizzazione e la definizione del meccanismo d’azione di sostanze naturali complesse in un contesto di uso in terapia di prodotti naturali complessi sulla base di evidenze scientifiche.
La seconda linea di progetto riguarda la valutazione della biodegradabilità, la tossicità e il bioaccumulo di contaminanti emergenti presenti in farmaci e prodotti per la cura della persona. In questo caso lavoriamo con l’IRSA-CNR all’analisi di acque superficiali in vari territori per tracciare la presenza di questi contaminanti.
La terza linea riguarda l’agricoltura, ed è quella che seguo in prima persona. Abbiamo studiato l’impatto delle pratiche agricole sulla biodiversità dell’agroecosistema. Questo lavoro è stato davvero imponente, e ci ha portato a definire una “strategia aziendale per la biodiversità 2025-2030”, in pubblicazione a giugno, che abbiamo condiviso con NBFC anche attraverso un workshop con 12 esperti, che hanno valutato e migliorato la nostra proposta.

""
Questa strategia è destinata solo ad Aboca o può diventare una buona pratica replicabile?
L’abbiamo scritta per Aboca, ma fin dall’inizio con l’idea che potesse diventare una best practice replicabile. Inoltre, la condivisione con NBFC e il processo di valutazione seguito dal gruppo di esperti potrebbe diventare un servizio che il centro offre a terzi, generando anche valore economico.
""
E le altre due linee progettuali?
Sono legate alla comunicazione scientifica. Aboca ha una casa editrice e un sistema museale. Con NBFC abbiamo realizzato, ad esempio, il “Bosco degli scrittori” al Salone del Libro di Torino. È un’installazione reale, un vero bosco indoor. Quest’anno abbiamo aggiunto dei sensori per confrontare la qualità dell’aria e il benessere percepito nelle aree con e senza piante. Nei progetti di comunicazione rientrano anche eventi con scienziati NBFC. Inoltre, con la professoressa Ilaria Capua abbiamo prodotto spettacoli sul concetto di salute circolare.

""
Torniamo un attimo al primo punto, quello legato allo studio di problemi gastrointestinali. Avete realizzato prodotti per queste problematiche?
Sì, certo, la loro produzione è la nostra attività principale. Molti dei nostri prodotti, soprattutto quelli per l’area gastrointestinale, si concentrano sulla salute del microbiota. La linea progettuale sviluppata con NBFC, però, è nata non tanto per creare nuovi prodotti, quanto piuttosto per sviluppare una piattaforma di studio di caratterizzazione del meccanismo d’azione, di sostanze naturali complesse, in un contesto di uso in terapia di prodotti naturali complessi sulla base di evidenze scientifiche.
""
Nella linea progettuale dedicata all’agricoltura vi siete concentrati anche sullo studio dei cicli del carbonio. In che cosa consiste questo lavoro?
L’idea iniziale era quella di valutare il modo in cui le pratiche agricole possono influire sul sequestro del carbonio. Mi spiego: con il termine “carbon farming” si indica la gestione del carbonio, dei suoi flussi e delle emissioni, all’interno di un’azienda agricola, con l’obiettivo di mitigare il cambiamento climatico. Questo tema è attualmente in espansione, ma i modelli attuali ancora non riescono a cogliere appieno la complessità del nostro ciclo produttivo. Oggi si riesce a calcolare bene il sequestro del carbonio per le piante legnose, ma non ancora per le colture erbacee: in queste ultime, il carbonio assorbito non è uno stock stabile. Per questo il conteggio preciso è ancora una sfida.
""
Quindi avete deciso di spostare il vostro focus?
Esatto. Il progetto si è evoluto nella strategia per la biodiversità, più matura e misurabile. Abbiamo sistematizzato pratiche agricole, monitoraggio, comunicazione. È una strategia concreta, basata su attività già in corso e sulla definizione di obiettivi di miglioramento futuro. Tra gli aspetti che riusciamo a monitorare rientrano, ad esempio, la qualità del suolo, l’analisi delle acque superficiali, il rilevamento e la quantificazione degli insetti impollinatori attraverso specifici sensori, le osservazioni satellitari delle colture e tanto altro. Tutte queste azioni sono ora raccolte in un unico documento.
""
Nei vostri progetti avete inserito anche una serie web chiamata “Piano Terra”. Di che si tratta?
Piano Terra è una serie promossa sui canali social dell’azienda curata dal nostro dipartimento creativo che vede il nostro entomologo spiegare l’agrobiodiversità aziendale in modo discorsivo e accessibile. Con questo strumento parliamo sia dell’attenzione che Aboca dedica alla salvaguardia della biodiversità nelle proprie coltivazioni biologiche, sia del fatto che la biodiversità stessa è essenziale per la salute del pianeta.
Protagonisti dell’intervista

Jacopo
Orlando
- Agronomo ed economista agrario, coordinatore dell’Ufficio Impatto e Sostenibilità di Aboca
- Aboca
- jorlando@aboca.it Copia indirizzo email
Ascolta altre voci
Scopri altre voci e nuovi sguardi: la biodiversità raccontata da chi la studia, la protegge e la fa conoscere