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Stefano Denicolai racconta come biodiversità e innovazione possano generare nuovo valore per le imprese e per l’ambiente
Stefano Denicolai è professore ordinario di Economia e Gestione delle Imprese presso l’Università di Pavia e presidente del centro di ricerca ITIR. Il suo lavoro si concentra sul management dell’innovazione, ovvero lo studio di come le aziende possono gestire cambiamenti dirompenti in modo efficace. All’interno del National Biodiversity Future Center (NBFC), il professor Denicolai si occupa di esplorare le connessioni tra biodiversità, sviluppo economico e nuove figure professionali, cercando di capire se e come sia possibile coniugare rispetto per l’ambiente e crescita d’impresa.

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Professore, qual è il suo ruolo nel progetto NBFC?
“Sono professore ordinario di economia e gestione delle imprese, con un focus sul management dell’innovazione. Dirigo anche ITIR, un centro di ricerca con 81 ricercatori che si occupa delle peculiarità dei processi di trasformazione delle imprese nel nostro tempo. All’interno del progetto NBFC, con il mio gruppo, ci concentriamo su due dimensioni principali: da un lato, capire quali modelli di business potranno svilupparsi intorno al tema della biodiversità; dall’altro, studiare quali nuove figure professionali saranno necessarie nelle aziende per affrontare questa transizione”.
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Il significato dell’innovazione
Cosa significa nel suo campo “innovare”?
“Innovare è introdurre qualcosa di nuovo che crea valore. Non basta avere un’idea creativa: se non è utile, non risolve problemi, non viene usata, non è innovazione. Può essere una bella invenzione, ma l’innovazione implica sempre un impatto reale, il che significa creazione di valore economico, ma anche sociale ed ambientale“.
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Come si fa a innovare attraverso la biodiversità?
“Serve un cambio di paradigma. Troppo spesso associamo la sostenibilità a un sacrificio, come se fare qualcosa di buono per l’ambiente significasse guadagnare meno o offrire un prodotto / servizio peggiore. L’innovazione vera invece unisce vantaggio ambientale e vantaggio economico. Un esempio? Si immagini uno yogurt in un contenitore biocompatibile che costa meno, conserva meglio e non inquina. Sembra impossibile, ma è proprio questo che fa l’innovazione: rende possibile ciò che prima non lo era”.
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Biodiversità: una leva per l’innovazione
Quindi la biodiversità può diventare una leva per innovare?
“Esatto: una straordinaria leva per innovazione. Nei casi più interessanti, la biodiversità è proprio quella leva che permette la “magia”: fare bene all’ambiente e allo stesso tempo generare business. Lo vediamo soprattutto con alcune startup italiane, come 3Bee e Abit Agritech. 3Bee è un’azienda agri-tech che si occupa della salvaguardia delle api e della tutela degli ecosistemi, con un modello che genera valore ambientale ed economico. Abit Agritech analizza campioni di suolo concentrandosi sulla biodiversità al suo interno e, tramite gli algoritmi, correla i risultati con dati meteo e dati satellitari per attribuire a quella determinata azienda agricola una classe di qualità del suolo e un indice di biodiversità. In entrambi i casi, l’idea è che proteggere la biodiversità non sia un costo, ma una scelta intelligente anche dal punto di vista economico. Questi casi dimostrano che si può fare”.
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Quali sono le sfide più grandi?
“La prima sfida è culturale e di “visione”: dobbiamo superare il falso mito secondo cui sostenibilità e profitto siano alternativi fra loro. La seconda è formativa: servono nuove figure professionali. Per esempio, il Chief Nature Officer, cioè la persona che in azienda si occupa di biodiversità”.
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Il concetto di One Diversity
Un altro concetto, ispirato al concetto di One Health, è quello di “One Diversity”. Cosa significa?
“L’idea nasce da una riflessione sull’innovazione: per innovare davvero servono team diversi, con esperienze e competenze differenti. Questo vale anche per i contesti urbani, che sono incubatori naturali di cambiamento. Da tempo sappiamo che le città più inclusive e aperte alla diversità sociale sono anche le più innovative. E ora stiamo studiando se anche la biodiversità naturale contribuisca allo stesso modo: sembrerebbe proprio così. Da qui nasce il concetto di One Diversity: luoghi urbani dove la diversità sociale e naturale si incontrano, generano sinergie reciproche e producono innovazione”.
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Cosa vi aspettate dai risultati della vostra ricerca?
“Vorremmo arrivare a proporre un profilo chiaro del Chief Nature Officer, con linee guida concrete per aziende e amministrazioni. Inoltre, vogliamo dimostrare che il concetto di One Diversity ha basi solide, raccogliendo dati che dimostrino il legame tra biodiversità (naturale e sociale) e capacità innovativa. E se i dati lo confermano, offriremo strumenti utili a chi pianifica le città o guida le imprese”.
Protagonisti dell’intervista

Stefano
Denicolai
- Professore ordinario di Innovation Management, Università di Pavia
- Università di Pavia
- stefano.denicolai@unipv.it Copia indirizzo email
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